Onironautica, ovvero l’arte di fare sogni lucidi

onironautica

Il sogno è un fenomeno molto complesso, difficile persino da definire con esattezza, dal momento che interessa aree scientifiche molto diverse tra loro, dalle neuroscienze alla psicologia. In linea di principio, si potrebbe far riferimento alla definizione aristotelica, ossia “attività della mente che si verifica durante il sonno”. Tale attività si traduce, solitamente, in una serie di stimoli sensoriali (immagini, sensazioni, idee) che, generalmente, vengono ricondotti a ricordi o esperienze personali.

Nella maggior parte dei casi, il fenomeno onirico ha carattere inconscio; può capitare, talvolta, che l’esperienza del sogno venga invece vissuta in maniera consapevole: in tal caso, si parla di “sogno lucido”. Chi sperimenta questo particolare fenomeno viene chiamato “onironauta”, un termine di origine greca che vuol dire “viaggiatore dei sogni”. In questo approfondimento vediamo in cosa c’è da sapere in merito a questo fenomeno.

Onironautica: cosa vuol dire

Il termine “Onironautica” è un neologismo coniato ad inizio del Novecento da Frederick van Eeden, un neurologo olandese. Ad oggi viene utilizzato principalmente per indicare la pratica – più o meno volontaria – del sogno lucido. Per estensione, la stessa parola indica anche quella branca, molto ampia ma non ben definita, della scienza medica che si occupa di analizzare l’attività di un ‘sognatore lucido’ (l’onironauta); per comprendere quale sia l’ambito in cui opera questa disciplina, è bene partire da una definizione scientifica di ‘sogno lucido’.

Prendiamo, a titolo di esempio, quella fornita da uno studio del 2019 (“The cognitive neuroscience of lucid dreaming”), secondo il quale l’espressione ‘sogni lucidi’ “si riferisce al fenomeno del diventare consapevole del fatto di star sognando durante il sonno”. Al contempo, si legge, “nonostante sia stata fisiologicamente validato da decenni, la neurobiologia del sogno lucido non è ancora completamente definita”. In altre parole, non si sa ancora con precisione quali siano i fattori biologici e neurologici alla base dell’esperienza vissuta da un onironauta.

Come già accennato, la parola “onironauta” è di origine greca; è formata dall’unione di oneiron (“sogno”) e nautes (“navigatore”), così da indicare colui che viaggia attraverso i sogni. In epoca moderna, i fenomeni onirici vengono analizzati da un punto di vista scientifico ma per secoli sono stati loro attribuiti significati diversi; come spiega il libro “A Field Guide to Lucid Dreaming: Mastering the Art of Oneironautics”, nelle culture sciamaniche, i sogni erano “le chiavi per accedere a realtà nascoste nei cinque sensi” mentre per alcune popolazioni indigene i sogni rappresentano un ponte di contatto con la propria anima.

Le prime testimonianze relative ai sogni risalgono ai Sumeri ma furono probabilmente gli antichi Egizi i primi a praticare una qualche forma di sogno lucido; “probabilmente” – si legge in A Field Guide – “padroneggiavano capacità oniriche […] Un chiaro indizio proviene dal loro credo in Ba (o anima), che credevano capace di viaggiare coscientemente fuori dal proprio corpo mentre il corpo dormiva. Anche la parola ‘sogni’, rswt (pronunciata “resut”), che si traduce con “risveglio” o “svegliarsi” era rappresentata in geroglifici come un occhio aperto. Gli studiosi sostengono che l’occhio aperto potrebbe anche significare un risveglio verso la verità, o intuizioni che di solito sfuggono durante lo stato di veglia diurna”. Anche presso la cultura induista, il sogno ha un profondo significato; in particolare, secondo la mitologia, la realtà non è altro che una visione onirica in atto all’interno della mente di Vishnu. I Buddhisti Tibetani, invece, praticano da secoli il milam (‘dream yoga’), descritto come una disciplina che prevede un addestramento specifico per raggiungere uno stato di lucidità durante il sonno e, successivamente, completare dei compiti prestabiliti.

È possibile diventare un onironauta? Cosa dice la scienza

La ricerca onironautica si è occupata anche della possibilità di padroneggiare coscientemente l’arte del sogno lucido. A tal riguardo, il testo che affronta in maniera più diffusa l’argomento è il già citato “A Field Guide to Lucid Dreaming: Mastering the Art of Oneironautics. La sezione dedicata alle tecniche per ‘settare’ la mente, così da indurre in maniera volontaria un sogno lucido, si basa principalmente su meccanismi di autosuggestione; in pratica, basterebbe leggere o sentir parlare di onironautica per sperimentare in prima persona lo stesso fenomeno. In aggiunta, gli autori sottolineano la particolare importanza dell’impostazione del pensiero (come, ad esempio, “ripetere, visualizzare e percepire un’affermazione”); a differenza di quanto si possa pensare, questo approccio ha comunque un fondamento scientifico, nonostante le ricerche lascino poco spazio ad una possibile padronanza volontaria di esperienze di questo tipo. Uno studio pubblicato in Germania nel 2009, in particolare, sottolinea come “un ostacolo per gli studi sperimentali dei sogni lucidi è che la lucidità spontanea è piuttosto rara. Nondimeno, i soggetti possono essere allenati a diventare lucidi attraverso l’autosuggestione pre-sonno. I soggetti spesso riescono a tornare lucidi quando, prima di andare a letto, dicono a loro stessi di riconoscere che stanno sognando, accorgendosi degli eventi bizzarri del sonno. Un vantaggio sperimentale è dato dal fatto che gli individui possono segnalare che sono tornati lucidi attuando una sequenza di movimenti volontari degli occhi”. Dal medesimo studio è emerso come lo stato di lucidità durante l’esperienza onirica si concretizza “in uno stato ibrido con alcune caratteristiche del sonno REM e alcune della veglia e che le regioni frontale e frontolaretale del cervello giocano un ruolo chiave nell’ottenimento di un’intuizione lucida nello stato dormiente”.

Consigli per i sogni lucidi

Esistono diversi modi per indurre il sogno lucido, perlopiù afferenti alla sfera della psicologia. Uno studio condotto da un’università australiana (che ha coinvolto 170 volontari) ha utilizzato, in particolare, tre tecniche di ‘controllo’ dell’attività onirica. Una delle più semplici consiste in una breve interruzione del sonno (5 minuti dopo 5 ore di sonno), con lo scopo di stimolare la fase REM; un’altra si basa sullo stesso principio, con la sola differenza che i partecipanti allo studio, prima di addormentarsi, ripetono una sorta di frase motivazionale. Infine, una terza tecnica prevede di introdurre un gesto o un’azione abitudinaria, da replicare durante il sonno come una sorta di ‘attivatore’.

Per favorire il possibile controllo dell’onironautica, è consigliabile anche utilizzare un sistema di riposo in grado di assicurare un sonno regolare; materassi e cuscini in memory foam, come quelli presenti nel catalogo dello store di inmaterassi.it sono l’opzione ideale per dormire bene e agevolare la fase REM, fondamentale per i sogni lucidi.

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